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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [25.04.2009 01:36]
la terra alimenta un fremito continuo
nel tuo cuore, e quello sei tu.
E se la gente vede che sai suonare,
be', ti tocca suonare, per tutta la vita.
.....

....
finii col mio violino sgangherato -
e con una risata rauca, e mille ricordi,
e neppure un rimpianto.
sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [25.04.2009 01:25]
DEDDOSHI
Le parole sono le stesse per tutti.
E di tutti sono.
Chiunque ne può disporre, in facoltà che, alternandole nei tempi, negli intervalli, negli accenti, produca emozioni ed evochi spiriti al punto da riuscire a trasferire i propri turbamenti e piaceri, reazioni ed indifferenza, rabbie e dolori.
Le parole si conficcano come frecce, esplodono come colpi di fucile, si posano come farfalle.
Entrano ed escono lasciando luce e scie di odori, confermano e cancellano luoghi e persone.
Le parole hanno un peso, quelle dette e quelle taciute. A volte fanno male, ancora più del dolore assoluto. Il silenzio stesso è un'assenza di parola, di suono. Di speranza.
Armi senza prezzo, le parole. L’abilità di sceglierne con eleganza la loro combinazione dà, a chi la governa, un sottile senso di pienezza. Le parole, se ben organizzate, sistemano anche i pensieri. Scrivendo, a volte, si arriva a definire un dubbio o una inquietudine per tanto tempo portata.
Infilare le parole nel giusto verso è un piacere che ognuno dovrebbe sostenere.
L’uso ne è libero ma, per impedire che chi si trovi costretto a leggerle si riempia di malanimo esistono delle regole. Anche queste, studiate, verificate, discusse, riproposte, condivise.
Suono e significato tendono alla melodia.
Ma in mezzo a questa devastazione mancano.
O sono troppe. O, per quanto mi sforzi, non sono mai quelle giuste.
Trovare nuove combinazioni per descrivere un unico pervadente pensiero, un chiuso corrosivo dolore, un irripetibile, immenso stupore per tanta cattiveria, per una così profonda offesa del fato, è una prova impossibile ed inutile.
Capita spesso che, a volte, qualcuno le abbia già trovate per te e leggendole così ben definite, l’una che tira l’altra, che ricompongono il tuo pensiero, chiariscono i tuoi dubbi, definiscono le tue percezioni si trovi anche un po’ di pace.
Sono in fondo a questo scritto.
Chi scrive – almeno io – lo fa per se.
E’ come fumare. Dà piacere solo mentre lo fai. Rileggersi è, spesso, una noia. Più lo fai più modifichi, aggiusti, raffini, cambi il senso e, a volte, anche idea. Ne guadagni forse in chiarezza, ne perdi in emozione.
Questa è una di quelle volte.
Non mi va di raccontare il mio e il vostro dolore con forme nuove, una volta ancora.
Bastano le foto di Gianluca. Belle da far male perché dicono di voi, di noi, della mia gente attraverso occhi perduti e spalle incurvate.
Io lo so che ce la faremo. Avviliti, feriti nel corpo e nell'anima ma non ancora piegati.
Lo so, perché questa cosa finirà. Sarà sempre troppo tardi, ma finirà. Smetterà la pioggia, la neve, questo maledetto topo gigante che ci fa ancora svegliare pieni di paura. E quel giorno ci sarà sempre uno di noi che ricomincerà. Con più silenzi che parole e, nel sorriso, più amarezza che allegria.
Ma ricomincerà.
E lo farà sorridendo.
Questa cosa è data a noi perché noi siamo in condizioni di tenerla. Di vincere la rassegnazione con la rabbia. Se non ce la faremo noi non ce la farà nessuno. Nessuno è così forte e nobile come lo siamo noi in questo maledetto momento.
Quando le luci saranno spente e i guitti che si glorificano della loro sproporzionata e tempestiva generosità se ne saranno finalmente andati, quando le impossibili promesse si saranno infrante sull’immensità del disastro, allora sarà il tempo di essere lucidi e determinati. Ci sarà stato lo sfoggio del meglio e del peggio di ognuno di noi e potremo passare giornate intere a contare i “grazie” che abbiamo distribuito in questi mesi e gli “a buon rendere” che abbiamo pensato e, educatamente, taciuto.
Ogni sasso staccato, ogni crepa nei muri, ogni casa caduta è una ferita, un tentativo della sorte di cancellare i nostri ricordi, il nostro passato, la storia di ognuno di noi. Sono i giorni che abbiamo speso nel fare che qualcuno spietato, scossa dopo scossa, si vuole riprendere.
Ma non gli sarà possibile.
Le pietre, anche se disordinate, ammucchiate, polverose, saranno ancora lì.
Come le parole.
Basterà riprenderle e rimetterle al loro posto.
Una dopo l’altra.
Perché tutto abbia, di nuovo, un significato

The hearth keeps some vibration going
There in your heart, and that is you.
And if the people find you can fiddle,
Why, fiddle you must, for all your life
...
FIDDLER JONES – Edgar Lee MASTER – Spoon River Anthology
sparvoli [Lamberto Sparvoli] [21.04.2009 17:36]
Sono arrivato a Terranera due anni e mezzo fa. La frequenza è stat molto assidua. non negli ultimi sei mesi per i molti avvenimenti che si sono susseguiti a Roma...matrimoni, nipoti, piccoli malanni. Sono tornato mercoledì scorso e debbo dire con un nodo in gola. Spero che le autorità, al più presto, mi consentano di riprendere quella frequenza che tanto mi aiutava a distendermi, a rilassarmi.
Detto questo, voglio esprimere due miei desideri:
1 - gradirei che "Terranera" fosse integrato, o meglio, precisato meglio. Non so "terranera - terra del sole". Infatti io scelsi di stabilirmi a Terranera perché il sole la fa da padrone. Quando racconto di avere una casa a Terranera ad amici che non conoscono il posto, storcono il naso.....Quasi fosse un luogo lugubre;
2 - Il terribile evento del terremoto vorrei fosse l'occasione per completare la ristrutturazione non solo delle case, ma nache e soprattutto dei servizi e della viabilità (specie la pavimentazione delle strade). La nostra frazione deve rinnovarsi per imporsi all'attenzione di coloro che desiderassero fare di Terranera il loro rifugio.
Terranera, inoltre, potrebbe diventare il punto di riferimento delle popolazioni straziate dal terremoto: lontani dall'epicentro tellurico, ma vicino ai luoghi natii.
Quest'anno il comune di Rocca di Mezzo deve diventare un laboratorio che pensa al futuro. Se tutto avverrà in fretta e bene, già il prossimo anno i turisti potrebbero aver dimenticato questa catastrofe e ritornare più numerosi. la "Proloco" dev diventare protagonista a fianco delle autorità amministrative con progetti volti a realixzzare quelle migliorie che questa occasione ci offre. Un caro saluto a tutti. Arrivederci a presto
mimmetto [Daniela Rossi] [20.04.2009 13:25]
grazie fulvio, la penso come te..... quante balle spaziali ci vogliono far credere. vi voglio bene anche se non conosco tutti . un grande abbraccio .daniela rossi da roma.
sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [19.04.2009 01:41]
Il mandato è uno ed irrevocabile.
Alla fine dell’estate inizia la stagione dei reality, pertanto non si dovranno più vedere in televisione né tende né tantomeno baracche.

Non è che sta’ storia la possiamo trascinare fino a Natale.

Il governo ha già approntato un decreto legge che sancisce improrogabilmente, entro giugno, la fine del terremoto e i 25.000 sfollati dovranno quindi rientrare in città o in quello che ne resta.
E’ stato approntato fantasmagorico progetto che prevede - in solo due mesi - il prolungamento dei portici dalla ex Piazza Duomo a Civita di Bagno.
La struttura sarà realizzata in poliuretano espanso e, pur sembrando antica, sarà modernissima, leggerissima e, soprattutto, antisismica.
Gli aquilani verranno invitati a frequentarla a turni di 5.000 la volta così le riprese televisive mostreranno una popolazione rilassata e tranquilla che passeggia seraficamente sul far della sera.
Fino a Natale la protezione civile assicurerà margaritas e campari in appositi e accoglienti chioschi (sempre realizzati in stile ottocentesco).
Da gennaio 2010 le bevande saranno a pagamento.
Ci sarà una grande attenzione nella individuazione dei truscianti che saranno schedati e riammessi alla vita civile cittadina con un temporaneo permesso di soggiorno.
Il progetto ha ricevuto l’adesione dei 107 comitati “pro-qualunque cosa” e “contro ogni novità” che gli aquilani sempre costituiscono in queste occasioni.

Oggi c’è stato il sopralluogo degli emissari del Papa che, volendo fare una improvvisata a questi quattro buontemponi delle tendopoli di Onna e di Piazza d’Armi, volevano accertarsi della copertura delle televisioni e, soprattutto, che gli sfollati fossero presenti.
La data della vista del sommo pontefice è stata oggetto di gravissime e profonde riflessioni da parte dei reggenti della Conferenza Episcopale poi, visto che Ruini, proprio in quel giorno ha improvvisamente preso un appuntamento con l’andrologo ed è venuto a mancare il quarto per il solito tressette del martedì, approfittando del buco nell’agenda pontificia ha pensato:” Vabbè, leviamoci dalle palle sta’ seccatura così dopo non se ne parla più”.

Eì stato scartato il primo maggio – inizialmente previsto – perché le televisioni stavano tutte impicciate a San Giovanni al concerto di Vasco Rossi.
Purtroppo il breve preavviso ha creato esitazioni nella comunità.
Resosi conto che molti dei terremotati avevano già preso degli impegni per quella giornata, sempre con l’aiuto della protezione civile, sarà approntato – con l’efficacia di sempre – un trasferimento lampo da alcuni campi di prima accoglienza di Pantelleria di quattromila clandestini africani (appena sbarcati ) verso le tende di Piazza d’Armi.
Il problema del colore della pelle è stato risolto con una maxi fornitura di cipria.

L’importante è che la disperazione sia autentica.

Al limite faranno primi piani solo degli occhi.
La chiesa tutta, si sa, è sempre vicina al dolore.
L’importante che non sia il suo.

I vigili del fuoco non parteciperanno alla cerimonia perché si sono innervositi del fatto che a loro nessuno gli ricompra le camionette e sono costretti a girare per le scene dei più grossi casini con mezzi avanzati dal terremoto dell’Umbria e sbavano dietro a quelli della Protezione Civile che hanno, invece, macchine giapponesi strafichissime per portare in giro bidoni di tè freddo e cassette di carciofi.

Poi (sempre i vigili del fuoco) si chiedono a che servono sei volontari che guardano i due dementi (pure loro con le tute spaziali, le ricetrasmittenti al laser, le scarpe da trekking/passeggio, la tuta dell’uomo ragno come biancheria, le alabarde spaziali infilate nelle fondine) che impiattano pallidissimi rigatoni per sti rompicoglioni.

E’ nata anche una piccola polemica sullo “stato” degli sfollati.
Fatti quattro conti, considerando che il catering nelle tendopoli costa 7 euro a pasto e 3 la colazione, più le tende, i mezzi, la corrente, le stufette, lo svuotamento delle latrine (pardon: i bagni chimici) e la rottura di palle della gente che non gli basta mai niente: sta a vedere che una deportazione di massa a Sharm el Sheik per la stagione estiva accontenterebbe tutti e si risparmierebbe pure.

Sempre oggi c’è stato l’ennesimo sopralluogo del presidente Juan Silvio Peron Berluscon e, immancabile, è arrivata la scossa intorno al quarto grado.
E non mi venite a dire che è un caso.

Ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha esposto ai giornalisti, con dovizia di particolari, temi pregnanti per la cittadinanza sfollata. Per la verità si è limitato a rispondere alle domande dei giornalisti comunisti fatte tutte per scatenare polemiche: la data del referendum, le diversità di vedute con il presidente della camera, le nomine per la Rai ecc. ecc.
Tutti si sono chiesti se: non aumentando le tasse, avendo firmato ieri il contratto con la società Link per la ripartenza della costruzione del ponte sullo stretto, avendo, sempre oggi, assicurato che i finanziamenti sulla ricostruzione copriranno il cento per cento dei costi che si sosterranno, avendo tutti verificato che il debito pubblico è arrivato a livelli mai raggiunti prima e che è, quindi, difficile aumentarlo …., per caso, stesse prendendo per il culo.

Comunque gli va dato atto che, al contrario di molti suoi colleghi responsabili dello sfascio attuale, lui almeno la faccia ce l’ha messa.

Chi vivrà vedrà.

E’ strano, più cazzate scrivo più amarezza sento.
sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [18.04.2009 01:27]
Pe fermamme, ju tarramutu, me tà ccjie
Kjù fa ju strunzu , kjù ‘ndsosto
Se solo sapesse come se smorza ji farria vedè.
Tengo solo trovà addò cazzo hanno missu ju bottò
Se me la spalla la casa, la refaccio. Pure senza sordi, co lle sputazze, ma la refaccio
Anzi me ne faccio una bassa e co le tavole cuscì vojo vedè proprio come se mette
Tengo solo la paura che me frega.
Perché non è che se la pija solo co mmi
Se la pija co tutti quji che trova. Piccoli e rossi. Pure co ji vecchi che ggià non ne poteano kjù.
Quji ggià steano stracchi. E non va bbona. No je ne te kjù de tribbolà.
Ha cciso na frega de quatrani che non c’entreano na mazza. Che manco erano aquilani, ma ja ccisi uguale
A che servea tutta ssa carneficina lo sa solo jissu
Po te ta vedè tutta ssa ggente che te guarda e pare che te jice:” ma coma cazzo le sete fatte sse case? Nojiatri le tenemo antisimiche”.
Pure pe tilivisiò te llo icono.
Antisimiche ju cazzu che vve frega!
So kjù de trecento anni che non se sentea manco na scettacata e mo me vengono a ddi che lo sapeano tutti.
Ma che sapeate? Chi ve ll’era ittu? Che teneamo fa?
Ji bunker?
Po me vengono a raccontà che :”Era una scossa di media intensità, 6,3 della scala Richter. Non sarebbero dovute cadere tutte quelle abitazioni! E’ indice di poca attenzione alle regole”.
Ma dico ji:” Ma addò ju teneate ssu’ misuratore de tarramuti, appiccato co ji prusciutti! Ma se ss’è aperta la terra che appocatro se ‘gnotte tutto”
Pe piacere!
Onna l’ha spianata sana sana e Monticchiu, che sta cinquecento metri e che tè le case pure più vecchie sta loco che manco se ne so accorti!
A mi me ss’è aperto ju cascittu deju bagnu addò tengo ji ferri pe tajamme l’ogna e j sso retroati dentro aju lavandino.
E ju cascittu era quiju bassu.
Me ll’ha revodecata tutta la casa.
A cognatemo, che sta a San Demetrio, no ji se so cascate manco le fotografie sopra aju commò e a Villa Sant’Angelo che sta loco attraverso ha fatto ne frega de morti.
E’ come tutte le cose: a chi tanto e a chi gnente
Però è chiara na cosa sola: che non ci capite una beata mazza.
Ssi strumenti che tenete addopreteje pe facci quacche atra cosa,. Atru che “sabbia nelle costruzioni”. Ha fatto na sorte de botta che appocatro se cascano le stelle no de “media intensità”.
L’intensità, a certe parti, ci stea tutta quanta.
Ma se sse so cascati pure gji alberi.
Stu ggiru è toccato a nojatri ma non è che potete sta tanto pricisi manco vojatri.
Allora mò se semo mbarati. Semo diventati tutti “esperti in terremotologia applicata”.
Applicata perché so’ tre mesi che ropp’ju cazzu tutti i jorni e semo fatta pure la classificaziò deju tipu delle scosse.
Atru che Mercalli e Richter!!!!
Mo ve la jico: ju tarramutu se reconosce pe quantu trojajo fa
1. Essiju
2. Bottarella
3. Bella botta
4. Sileppa
5. Slenghera
6. Saraga
7. Petenga
8. °ngulallazia
E quando le sete passate tutte come nojatri ve potete presentà a fa ji esperti

….. media intensità! Ma jeteaffangulo
brdp [Gianluca Giusti] [17.04.2009 11:03]
Ciao,
ho messo on-line alcune foto scattate a Terranera durante la scorsa settimana. Appena possibile le inseriremo anche su TOL.

So che sono ritratte diverse persone, non ho potutto chiedere il permesso a tutti loro, lo faccio adesso pubblicamente. Se qualcuno dovesse essere contratrio basta che mi avverte e rimuovo la foto.

Ecco il link (Occhio! Rimuovete eventuali spazi).

brdp
@@
brdp [Gianluca Giusti] [15.04.2009 18:32]
Ciao Massimo,
sono contento che tu condivida quanto riportato però devo precisare che pur condividendolo in pieno non è farina del mio sacco...

Ho riportato un pezzo scritto da Giacomo Di Girolamo, forse avrei dovuto mettere l'autore all'inizio e non come firma finale, però non è un pezzo mio.

Lo condivido e lo rigiro in piazza.

Ciaooo
GG
massimo cerrone [Massimo Cerrone] [15.04.2009 16:43]
Ho letto lo sfogo di gianluca Giusti (SEI UN GRANDE)
brdp [Gianluca Giusti] [15.04.2009 09:10]
Io per il terremoto non do nemmeno un euro.

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.

Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.

Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.

C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente?

Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.

Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.

Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.

Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.

Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.

Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.

Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know – how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.

E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d’altronde.

Giacomo Di Girolamo
Ilaria [Ilaria Giusti] [14.04.2009 17:35]
Tante, troppe vite perdute
E tanti progetti di vita frantumati

Qui è un giorno come tutti gli altri otto che lo hanno preceduto: alzarsi dal letto ma senza svegliarsi, trascinarsi fino a sera confusamente, sussultare a tutti i passaggi di camion, stare incollati al telefono per assicurarsi costantemente che stiano tutti bene, spegnere la tv per non sentire più,desiderare ogni istante di tornare a casa e rendersi conto che non c'è una casa a cui tornare...

Ma aspetto, ed è lì dietro l'angolo, il giorno in cui alzarsi non sarà più solo sopravvivere, ma vivere di nuovo...

Vasto -CH-
Auro [Aurora Moroni] [12.04.2009 20:05]
E’ dal 1980 che la famiglia Moroni viene a Terranera e siamo contenti che il destino ci abbia portati nella vostra cittadina. In questo terribile momento, decisamente angosciante, vorrei semplicemente dirvi grazie per aver dato ai nostri bambini, coetanei di alcuni dei vostri figli, ora uomini, la possibilità di trovarsi a diretto contatto con la natura e di godere della libertà di sentirsi liberi e sicuri nelle vostre piazzette, per le vostre strade e tra le vostre montagne senza l’oppressione ed il pericolo che predominano la grande città. Avete trasmesso loro un'impronta di genuinità, moralità e fierezza proprie della vostra regione e ve ne ringrazio. Conosco il vostro orgoglio e la vostra dignità ma vi prego, se posso esservi utile fatemelo sapere tramite il sito di Terranera.
kalamity [Annapaola Giusti] [12.04.2009 14:41]
Io sò che giorno è...uno triste, come tanti dopo quel maledetto terremoto!!
Alle 3:32 el 6 aprile tante cose sono cambiate, tante e troppe vite interotte, tanti sogni svaniti, tanti progetti crollati...
Ma in questi momenti capisci realemente quali sono le cose importanti..GLI AFFETTI!!
Io posso solo ringziare Dio, la fortuna o chi per essi che hanno fatto in modo che mio filgio, i miei carie e gli amcii si siano salvati; tutti insieme RICOSTRUIREMO la nostra città..ancora più bella e forte di quanto non lo sia stata fino ad ora, sò che ci saranno dei momenti difficili e duri prima che tutto ciò accada, ma oi abruzesi siamo TOSTI e ci riusciremo.
Un abbraccio forte, con la speranza di rivederci presto.
Annapaola ed Alessandro

Cagliari (CA)
cattavone [Filippo Argentieri] [11.04.2009 22:59]
non so che giorno è...
ho lasciato la mia l'aquila, la mia casa, la mia terra, non so quando...
so solo una cosa, con pazienza aspetto per RICOMINCIARE li dove ho sospeso la mia vita...

Roccaromana (CE)
sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [11.04.2009 02:20]
Oggi è il giorno 5.
E’ il giorno 5 del dopo.

I giorni del prima si chiamavano in modo diverso: lunedì 3 aprile, sabato 10 dicembre, domenica 8 agosto.
Adesso il tempo si misura in modo diverso. Se ti sfugge la cognizione fai riferimento ad altri fatti:”Dunque, tre notti in macchina, due in tenda, la prima sul materassino o la brandina, cinque - appunto - comincia il sesto”.

Ormai siamo terremotati nel cervello.
Nessuno di noi ha perso le persone care, i familiari o parenti. Ma tutti abbiamo perso il senso della realtà.
L’acqua calda in comune è una conquista e, vi assicuro, fa una grande differenza averla o ricordarla soltanto.
Come ben sapete.

Gli antichi rancori hanno perso potere, la fiducia del domani viene affidata a persone alle quali, fino a ieri, non avresti rivolto la parola.
Quando parli del domani non intendi più un futuro imprecisato ma letteralmente: domani.
Il giorno che viene dopo oggi.
Quattro ore di sonno filato sono una grazia. Il freddo, compagno di sempre, non fa più simpatia.
Teniamo duro per ore, giorni, ma per una banalità saltano i nervi.
Ti abbracci con chi non vedi dal prima e chiedi come è andata.
Ogni storia è uguale a se stessa. Tutti salvi per miracolo.
Non ne puoi più di asciugare le lacrime dei figli o dei vecchi e nascondere le tue.
La televisione non ti riguarda.
Il tuo è un dolore nascosto, perpetuo, senza interruzioni per i consigli degli acquisti.
Trovi sempre un altro a cui è andata peggio ed un motivo per rallegrarti.
Ma non ci sono miracoli. Non ci sono santi. Letteralmente: non c’è nessuno che ti guarda.
Raccomandi l’anima ma solo meccanicamente, per genuina disperazione. Composta, gestita , coperta di dignità. Ma puro succo di disperazione.
Le speranze degli aiuti si spengono appena ricordi che siamo in campagna elettorale.
NON HAI ALTRO
E soprattutto senti l’ingiustizia!
Non è mai stato facile ma ce l’hai sempre messa tutta. E qualcosa hai costruito, con fatica, dedizione, sacrificio, amore per i tuoi e per la tua terra.
Hai scelto, mattone dopo mattone, legno per legno ogni pezzo della tua casa.
Hai comprato il filo a metri senza sprechi, hai economizzato sulla scelta degli arredi, hai tenuto da conto la cristalleria per i giorni buoni. Verniciato inutili finestre, e stanche inferriate. Piantato alberi e arato solchi. Comprato macchine esagerate e addrizzato vecchi chiodi, hai messo da parte pezzi di spago e conservato le vecchie tenaglie del nonno.
E senti che tutto questo non doveva esserti riservato.
Era già difficile il prima, che senso ha spezzarti definitivamente? Perché dovevi finire in ginocchio?
Il dolore degli altri è il tuo. La miseria è la condizione comune.
Ed è diventata la tua ricchezza.
Hai deciso di continuare.
Ogni sasso che mi togli lo rimetterò. Se la casa cadrà del tutto la ricostruirò pezzo per pezzo. Più forte di sempre. Se il tuo lavoro ha perso senso ne farai un altro che avrà significato.
Io ci sarò. Durerà un mese due tre. Ma ci sarò.
Finirà il terremoto,in estate in autunno o l’estate prossima. Ma non andrò via neanche questa volta.
Aspetterò paziente e se quello che avrò ricostruito cadrà ancora lo tirerò su di nuovo. Un'altra volta.
Fin quando ci sarò. Fino a che starà in piedi contro ogni volontà. Solo o insieme agli altri.
Ma non mi parlate di miracoli.
E’ il diritto alla mia felicità e a quella delle persona a me care.
Per i miracoli o la pietà non ho più spazio da tempo. Sento solo la rabbia e la voglia di continuare.
Oggi le celebrazioni mi danno addirittura fastidio e il raccomandare la propria esistenza a chi ne fa un uso così sconsiderato mi sembra la più grande delle idiozie.
Vi assicuro che con tutti gli sforzi di questo e dell’altro mondo non riesco a trovare nessuna gloria nell’aver provocato tanto dolore.
Per la conquista della redenzione era sufficiente quanto già dato nel prima. E non sto parlando di me.

Se credete, voi che avete più confidenze con l’establishment divino, spiegategli che, per parte mia, può continuare a farsi cazzi suoi.


Alba Adriatica (TE) Inizio del giorno 6
la ziotta [Valeria Tosi] [10.04.2009 21:02]
A questo link c'è il video che ho girato ieri a Terranera.

http://www.youtube.com/watch?v=4DJtD30m3-s

E' un po' mosso, ma avevamo ancora paura che potessero esserci nuove scosse...
Ro. [Roberta Reina] [10.04.2009 14:58]
Ciao a tutti!
sono in costante aggiornamento grazie anche a Gianluca e Valeria. Ho sentito Giorgio, Francesco, Sabrina. e so che siete fortissimi, più forti voi del terremoto.so anche che ogni parola è superflua.tenete duro, vi abbraccio tutti dal primo all'ultimo.e se c'è qualcosa di concreto che posso fare, oltre a starvi vicino con cuore e mente, consideratela già fatta!
la ziotta [Valeria Tosi] [10.04.2009 13:03]
Cari tutti,
domani tornerò a Terranera.
Ho pensato e ripensato come tutti voi a cosa posso fare per i nostri amici e parenti.

Poi mi sono accorta che molti di voi hanno scritto su questa piazza o mi hanno inviato e-mail per manifestare vicinanza e sostegno ai terraneresi.

Ho deciso di raccogliere i vostri messaggi e stamparli per portarli a loro, visto che non hanno potuto leggerli su internet.

Se desiderate inserire altri messaggi, avete tempo fino a stasera.
Quelli che non riuscirò a stampare, li porterò credo a pasquetta.
la ziotta [Valeria Tosi] [10.04.2009 09:32]
Ciao a tutti, ieri sono stata a Terranera a trovare i miei cari e tutti gli altri.
Si stanno dando molto da fare per organizzarsi come meglio possono, giovani e adulti lavorano dalla mattina alla sera.
Mi ha colpito molto arrivare lì e sentirmi chiedere da tutti "Come stai?".

Volevo avvisarvi che per raggiungere il paese da Roma siamo stati obbligati ad uscire a L'Aquila Ovest, prendere la galleria della mausonia, arrivare a Civita di Bagno e utilizzare la vecchia strada per Terranera (la statale) che passa da Rocca di Cambio.
Sotto Ovindoli infatti c'era un tratto chiuso per pericolo caduta massi. Lo stesso per quanto riguarda la provinciale che va dall'Aquila a Terranera passando da Fontavignone.

Molfettese [Giovanni Caputi] [09.04.2009 00:16]
Coraggio amici miei! Siate più forti della catastrofe e preservate quei favolosi angoli d'Abruzzo nei quali vivete...non permettete che il terremoto porti via i vostri amati paesi! Sono con voi...come sempre, ma ora in particolar modo!
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