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Download della Piazza Di seguito sono elencati alcuni file da scaricare relativi alla Piazza di TOL, per vedere l'elenco completo vai nella sezione dedicata.
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Uninvited 23 Aprile, bellissimo pezzo in memoria delle vittime dei bombardamenti della seconda guerra mondiale by Fulvio. [Scarica]
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Persiane sul Marciapiede, l'opera che raccoglie la saga di Fulvio e delle sue persiane, pronto per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2004, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2004 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2003, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2003 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2002, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2002 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2001, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel suo primo anno di vita pronti per la stampa. [Scarica]
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Ultimi arrivi in Piazza Questi sono i nominativi, con relativo Nick, degli ultimi iscritti nella Piazza di TOL.
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1305a0, ⌨ Reminder- SENDING 1.773785 bitcoin. Verify =>> f872fm
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rkmzqr, 🖊 Reminder: Withdrawing NoAX04. GET =>> https:/ tw0ivh
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frzh36, 🔠Notification- Process №PW92. Go to withdraw c8xzcp
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2rk79i, 📠Message: Transaction №RM63. WITHDRAW => htt revmo3
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I più assidui in Piazza Gli utenti più attivi in Piazza con il numero di messaggi da essi inseriti.
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sbrvlizz, 492 messaggi
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devon, 430 messaggi
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pieeeeer, 374 messaggi
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burz3ll4, 339 messaggi
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prof, 244 messaggi
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kalamity, 227 messaggi
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la ziotta, 207 messaggi
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Anna, 199 messaggi
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I messaggi di ogni anno Il numero di messaggi inseriti per ogni annno ed il numero totale in archivio.
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2020, 1 messaggi
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Totale, 5927 messaggi
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Le foto di TOL Le foto di TOL sono raggruppate in categorie. Una volta scelta la categoria vengono visualizzate le foto ad essa appartenenti. Ogni foto ha una descrizione e 6 icone associate. Fermandosi col mouse su di esse appare un messaggio di aiuto. Inoltre sopra ad ognuna sono visualizzate le statistiche.
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Anna [Anna Maria Santilli] [29.08.2009 18:35] ad ora siete QUI: http://www.laquilanuova.org/?p=7263 http://blog.rl1.it/?p=7686 www.ilcapoluogo.it/e107_plugins/.../event.php?... www.ilriformista.it/stories/adnkronos/80206 www.inabruzzo.com/?p=13141 it.wordpress.com/tag/laquila/ www.laquilanuova.org/?tag=perdonanza
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Anna [Anna Maria Santilli] [29.08.2009 17:45] Vero cio che dice Carlo. anch'io fatto un giro stamattina sulla rete. E ieri sul capoluogo. Infatti fatta domanda "oziosa" da straniera a brdp. Perchè il capoluogo ..snobba? Adesso giro anche su rai news 24. Mi sa che l'ufficio stampa sia urgente e necessario. Vediamo domani che si dirà in rete. Per ora.... .....xxxxx xxxxx..... per stasera. come di dice ( qui) a chi va in scena. con il beep.....non è scrivibile in piazza. com'è il tempo? dai meteo non si capisce....
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mafalda [Carlo Pelliccione] [29.08.2009 10:47] niente! ho dato uno sguardo veloce alle principali testate giornalistiche abruzzesi on-line. niente. siamo invisibili. come aquilani veri, mi viene da dire con un pò d'amarezza. niente di niente su centro e messaggero, meno di niente sul capoluogo.it che pubblicizza tirature o-line di 20.000 lettori/giorno. perchè il capoluogo pompa a dovere negli appuntamenti di oggi il mega spettacolo all'orto botanico, la prouzione hollywoodiana della divina commedia, e dell'appuntamento successivo alle 23.15 alla villa comunale con animemmersa....zero! è chiaro che non abbiamo un ufficio stampa all'altezza.... un momento ... noi non abbiamo un ufficio stampa! cerchiamo di fare tutto quello che possiamo, ma per entrare nelle cattedrali mediatiche ci serve ben altro. a meno che non hai amici. nel senso buono della parola. neppure possiamo dare la colpa alla provincia, stavolta, che organizza la perdonanza. perchè sul cartellone, animemmersa è uno spettacolo, credo l'unico, presentato proprio de provincia in festival. quindi, a meno che non siano diventati di colpo samurai giapponesi che fanno hara-kiri, (tutto pò esse...) neppure loro c'entrano. ma in questo clima, se la piazza risponderà sarà un segnale..
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [28.08.2009 12:17] http://colta.info/ non è escluso che pttenga il perdono della chiesa. Molti gli interessi in comune. Lì è possibile avere cancellato anche il peccato originale... Ossia quello di essere nato uomo. Personalmente non ho mai sentito il bisogno di doverne chiedere scusa.
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giodinino [Giovanni Di Nino] [28.08.2009 08:56] Questa mattina 28 agosto, su RAI News24 ho seguito un pezzo dedicato alla Perdiìonanza Celestiniaia. Non conosco l'interlocutore auilano al quale sono state poste alcune domande, ma certamente, devo dire che qualche stronzata (scusatemi il termine troppo bonario) l'ha detta. In particolare alla domanda se Berlusconi cercherà di "essere perdonato" in questa ricorrenza, l'interlocutore ha dato quasi per certa la probabilità, dimostrando totale ignolanza sulle posizione della Chiesa che vieta ai divorziati la "confessione" - conditio sine qua non per accedere all'Eucaristia e, quindi, al beneficio previsto dalla Bolla di emanata da Celestino V: una cosa più seria di certe dichiarazioni saccenti. Ciao a tutti.
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Anna [Anna Maria Santilli] [26.08.2009 16:28] Lo soooooooo...... (campanaccio). Ma come faccio a romperti l'anima da genova se no? E tu prrrovaaaa a tradurre ju terremotu di mr.fu o i pezzi di pelliccione con il dizionario on line di tol!!!! ehhh belin! Giusto perchè son connessa..lo sai che ho un nipote ( VERO!!!!) terranerese di adozione e registrato su TOL? ( E non dalla parte santilli/cattivera) Luca Capuana dove sei? Fatti sentire ..qui su TOL alla tua zietta Anna!!!!!! Proprio perche sei il mio Luchino, ti portavo al mare con il salvagente e ti cucinavo le patatine arrosto come la nonna PI e poi ti davo il ..biochetase!!!! miiii ..guerre puniche!
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brdp [Gianluca Giusti] [26.08.2009 15:15] Su TOL c'è un dizionario :D Annaaaaa!!!!
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Anna [Anna Maria Santilli] [26.08.2009 15:06] Perchè a uno non indigeno , poi, altro che esaurimento nervoso gli può venire! Perchè uno/a si chiede ..che sarà mai "ù vatteme?" Un tipo di sacerdote? Un abito talare? Un roditore che vive solo nelle sacrestie? Vi amo. E vi odiooooooooo..... Comunque mi pare di aver intuito che è uno strumento musicale...ma perchè in sacrestia e a messa? Ahhh, saperlo...... A volte siete proprio da national geographic. I non indigeni che leggono e scribacchiano....qui..si scervellano.
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nenna [Angela Giusti] [26.08.2009 14:45] L’Aquila, città fondata dai suoi futuri abitanti pubblicato da www.abruzzocultura.it il 4 luglio 2009 Riceviamo e pubblichiamo questo interessante contributo di Marcello Vittorini* “L’Aquila è la città del “novantanove”. Novantanove rintocchi, ogni sera, dalla campana della Torre di Palazzo. Le canzoni che parlano di 99 case, 99 piazze, 99 chiese, 99 cannelle. Una città dalla toponomastica affascinante che ricordava paesi tuttora esistenti e paesi ormai scomparsi. Qui sono nato – 82 anni orsono – e qui sono sempre tornato dalle mie continue peregrinazioni. Qui ho vissuto negli anni belli dell’infanzia e della giovinezza, nei quali il tempo è riempito da scoperte sempre più ricche ed affascinanti, che lo dilatano a dismisura e che, nel mio caso, hanno avuto per oggetto soprattutto la città ed il luogo in cui essa è collocata. L’Aquila, allora, era per me una città meravigliosa. Una città fatta di piazze più che di strade, di palazzi e di chiese più che di case, all’interno di una cinta murata ancora pressoché integra. Una città affacciata su una conca amplissima, dominata da montagne maestose che sembrava di poter toccare, soprattutto nella luce rosata del tramonto. Ed essa era per me anche città misteriosa, nelle strade e nei “vicoli” che costituiscono il suo tessuto compatto, nei cortili raffinati dei suoi palazzi, nella sapiente distribuzione delle attività e delle funzioni che, al tempo della mia infanzia, ancora manteneva i suoi caratteri originari. Indubbiamente le peregrinazioni infinite, nella città e poi nei paesi circostanti, ad ogni ora del giorno e della notte, alla continua scoperta – e riscoperta – di piazzette, “chiassetti”, “sdruccioli”, fontane, decorazioni scultoree e pittoriche che riemergevano con prepotenza dalle successive “passate” di tinta e di intonaco, hanno determinato la scelta fondamentale della mia vita: quella di occuparmi della città e del territorio, intesi non come semplici “fatti fisici”, ma come sede delle comunità, delle loro relazioni sociali, della loro storia, della loro capacità di autogoverno. Partendo da queste curiosità ho assimilato, negli anni, la straordinaria vicenda dell’Aquila, della sua fondazione e della sua ricostruzione, mantenendo lo stesso carattere, dopo le cicliche e ripetute distruzioni per guerre e per terremoti. La fondazione era allora per lo più attribuita ad una “decisione esterna” – papale o imperiale – alla quale le popolazioni locali si sarebbero dovute necessariamente piegare. La realtà è più semplice e, nello stesso tempo, di gran lunga più affascinante: L’Aquila fu fondata dai suoi futuri cittadini, cioè dagli abitanti di un centinaio di paesi circostanti che formavano il “Comitatus Aquilanus”. Di qui il ricorrente “novantanove”. L’ampia conca solcata dall’Aterno, delimitata dalle pendici del Gran Sasso e del Velino-Sirente, al centro della quale sorge L’Aquila, è stata percorsa fin dai tempi antichissimi da raccoglitori e cacciatori, i quali seguivano le valli incassate che prolungano la conca fino alla montagna ed allo spartiacque del Velino ad Ovest e del Vomano a Nord. In epoca pre-romana, nella conca si insediano Sabini e Vestini, separati da uno stretto ed allungato colle, sulla sommità pianeggiante del quale, molti secoli dopo, sarà costruita L’Aquila. Qui certamente c’era un luogo di scambio, di culto, di presidio, nel quale convenivano gli abitanti dei centri distribuiti nella pianura e sulle pendici montane. Nel periodo romano, il sistema insediativo si consolida e registra un deciso sviluppo economico, con l’apertura della Via Claudia Nova e con la protezione garantita ai pastori che la percorrono, con le loro greggi. Nasce così la pastorizia transumante, che condizionerà in maniera determinante lo sviluppo della conca. I “castelli” esistenti si consolidano ed altri ne sorgono lungo la nuova strada. Con la caduta dell’Impero romano l’intero sistema – economico ed insediativo – entra in crisi. La pastorizia transumante non è più possibile. La povera agricoltura di montagna non basta ad assicurare la sopravvivenza. I castelli e i casali si spopolano. Solo dopo molti secoli i pochi e miseri abitanti della conca cominciano a raccogliersi intorno ai monasteri benedettini dipendenti dalla Abbazia di Farfa e, successivamente, intorno alle pievi. La situazione cambia intorno al 1050, nel momento in cui, con i Normanni, che unificano tutto il Mezzogiorno, diventa possibile la ripresa della pastorizia transumante e quindi la integrazione della povera agricoltura montana con le sterminate risorse dei pascoli montani – utilizzabili solo d’estate – e di quelli delle pianure costiere, soprattutto pugliesi, utilizzabili solo d’inverno. Si innesca così un processo di sviluppo rapidissimo ed imponente. Vengono costruiti nuovi centri abitati, talvolta sul luogo dei preesistenti vici e pagi, si arricchisce il sistema dei collegamenti e si consolidano i percorsi principali della transumanza, i tratturi, che scavalcano fiumi e montagne e che sono punteggiati dai “riposi”, cioè dagli spazi in cui, ogni sera, il gregge deve fermarsi e che, in alcuni casi, diventeranno in futuro nuovi centri artigianali e commerciali, di servizio. Durante la transumanza si sposta una complessa ed articolata organizzazione, che, lungo il viaggio, seguita a produrre ed a commercializzare i prodotti. Il pastore transumante è una figura decisamente nuova, rivoluzionaria, nel rigido mondo medievale. Egli infatti conosce il mondo ed è libero, non asservito alla gleba e al feudatario. La sua vita è fatta di rinunce e sacrifici, ma l’abitudine alla meditazione ed alla contemplazione lo rende particolarmente sensibile alla bellezza in tutte le sue manifestazioni. Può portare con sé solo l’essenziale, ma il bastone al quale si appoggia e lo sgabello che usa per mungere le pecore sono finemente intagliati e la scodella in cui consuma il suo pasto è di ceramica artisticamente decorata. Inoltre, a conclusione della lunga, forzata, lontananza egli riporta – alla casa, al paese, alla sua donna – le conoscenze raccolte, i merletti più fini ed i gioielli più ricchi, i cui “modelli figurativi” sono gli stessi di quelli dei rosoni e dei portali delle chiese. Così la struttura culturale ed economica della conca si evolve e nasce la necessità di più efficaci sistemi di organizzazione commerciale, di governo, di rappresentanza collettiva. Nasce, in una parola, il bisogno di città e gli abitanti dei centri della conca decidono, collettivamente, nella prima metà del XIII secolo, di fondare L’Aquila, sulla collina che separa la parte vestina da quella sabina, nell’antico luogo di culto, di scambio, di presidio, che forse coincideva con quello della successiva Piazza Grande. Ovviamente, la fondazione della nuova città deve essere approvata da una superiore autorità, cioè dal Papa o dall’Imperatore. Tanto più che gli abitanti dei centri fondatori hanno idee molto chiare ed avanzano pretese che, all’epoca, appaiono addirittura eversive. Essi, infatti, pretendono di avere la “doppia cittadinanza” – quella del paese originario e quella della nuova città – pagando le tasse – il focatico – una volta sola e pretendono di assicurare alla città la rappresentanza dei castelli e casali fondatori, nonché l’uso collettivo, libero ed esclusivo dei pascoli sterminati delle montagne. Un primo assenso viene concesso, dietro pagamento di un congruo compenso, dal Papa Gregorio IX nel 1229 ed uno successivo dall’Imperatore Corrado IV, con un diploma del 1254, quattro anni dopo la morte di Federico II. Su queste basi gli abitanti dei centri fondatori avviano la costruzione della nuova città. Ma le opere realizzate vengono distrutte, nel 1259, da Manfredi che intende così punire gli aquilani per l’aiuto da essi portato a Carlo d’Angiò. Nel 1266 la città viene rifondata dallo stesso Carlo d’Angiò, secondo gli indirizzi culturali maturati nei monasteri benedettini e cistercensi. La città è cinta da mura che hanno 86 torrioni e 12 porte e lo spazio da esse delimitato (ben 167 ettari) è diviso “in croce”, cioè in quattro “quarti”, articolati in 54 “locali”: spazi destinati all’insediamento degli abitanti provenienti dai centri fondatori, dimensionati secondo la loro consistenza demografica. Secondo gli “Statuti” della nuova città, gli abitanti possono insediarsi “uti singuli” nei locali, solo dopo aver realizzato collettivamente, “uti socii”, la piazza, la chiesa, la fontana. Cioè, all’epoca, le opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Tuttavia i rapporti della nuova città con Carlo d’Angiò non sono buoni perché gli aquilani hanno scacciato i feudatari fedeli all’Imperatore che ne condizionavano la crescita ed hanno disobbedito all’ordine di reintegrarli nei loro feudi. Questo conflitto viene superato con il determinante contributo di Celestino V, il Papa eremita che decide di essere incoronato all’Aquila città a lui “più cara fra tucte le terre”, nella basilica di Collemaggio, da lui fondata 20 anni prima. Celestino entra all’Aquila il 27 luglio 1294, su un’asina bianca, tenuta per le briglie dall’Imperatore e da suo figlio Carlo Martello, re d’Ungheria. L’Aquila si presenta ai visitatori esterni come una grande “città pianificata”, come la “capitale” di un territorio vasto e ben organizzato in fase di grande sviluppo. Per i dignitari della Curia papale il confronto con la Roma di allora appare evidente. La “capitale del mondo” è ridotta a pochi nuclei edificati, circondati dalle magnifiche rovine di un passato imperiale, concentrati lungo le rive del Tevere, ormai scavalcato solo da Ponte Milvio, da Ponte S. Angelo e dagli antichi ponti Cestio e Fabricio. Il debole, informe, organismo urbano è dominato dalle residenze fortificate dei patrizi, continuamente in lotta fra loro per il dominio della città e del papato, all’interno della ormai lontanissima cerchia delle mura Aureliane, isolata nel deserto della campagna romana. Nonostante gli interventi di nuova edificazione e di abbellimento realizzati dagli ultimi Pontefici, Roma mostra con tutta evidenza la urgente, assoluta necessità di un “piano” adeguato. Ma per averlo dovrà aspettare Sisto IV e Sisto V. Il corteo papale aveva risalito la valle dell’Aterno, seguendo la vecchia strada intagliata nella roccia delle Gole di S. Venanzio, con due soste una a Castelvecchio Subequo (nel convento Francescano) e l’altra, presumibilmente ad Acciano, dove l’ordine dei benedettini di S. Spirito aveva la Chiesa di S. Corinzio. In queste occasioni Pietro aveva operato due miracoli: quello dell’asinello (sulla cui sella era stato collocato un bimbo paralitico, che risanato, camminò) e quello del malato di “mal caduco”, certo Dorricello di Gordiano. Lungo tutto il percorso le popolazioni dei centri vicini accorrevano a vedere il monaco divenuto Papa, per implorare benedizione, perdono, miracoli. Pietro da Morrone aveva accolto la notizia della sua elezione con ansia e perplessità – cum tremore et timore divino – ma avvicinandosi all’Aquila, città che, come detto prima, amava più … fra tucte le terre – ed alla sua basilica di Collemaggio, scelta per l’incoronazione, ritrovava serenità e fiducia. Forse ricordava la notte passata in preghiera sul Colle circa 20 anni prima, la visione della Madonna che gli chiedeva di costruire in quel luogo una chiesa ad essa dedicata e la successiva costruzione della basilica che aveva impegnato per tanti anni i suoi monaci di Santo Spirito a Maiella e la popolazione della nuova città. Ormai la basilica, anche se non definitivamente ultimata, era pronta ad accogliere il suo fondatore. Ed era pronta ad accoglierlo la nuova città con tutti i suoi castelli. Infatti L’Aquila era in quei giorni un gigantesco cantiere: le mura, iniziate da Lucchesino da Firenze, capitano della città nel 1272 e poi ultimate dal “cavalero del popolo” Nicolò dell’Isola, sono in larga misura erette e il piano della città è sostanzialmente definito, con l’attribuzione ai Castelli fondatori dei Locali e dei Quarti. Il Papa viene solennemente incoronato il 29 agosto1294, alla presenza di una folla sterminata, alla quale partecipa la città, 30 anni dopo la sua rifondazione angioina. Il cardinale Stefaneschi, che guida la delegazione inviata dalla Curia di Roma, la definisce “non plenam civibus urbem sed spatiis certis signatam ob spemque futuram”. Il suo impianto forte e regolare è infatti chiaramente leggibile non solo nel disegno ippodameo della maglia stradale, ma anche nei limiti e nel sistema di piazze che rappresenta efficacemente i rapporti della nuova città con i centri fondatori. Infatti la costruzione della nuova città, seguendo le regole fissate dagli Statuti, è cominciata dalla costruzione della Chiesa e della Fontana, per poi passare alla edificazione delle case degli abitanti. Alla cerimonia di incoronazione partecipano circa 200 mila persone convenute da ogni dove (… fuerunt in sua coronatione ducentum milia et ego interfui). Nello stesso giorno il Papa concede alla Basilica di Collemaggio la Perdonanza, con la bolla dell’Indulgenza – con una cerimonia che da allora si ripete ogni anno – e circa un mese dopo, il 28 settembre 1294, Carlo II d’Angiò con la Concessio Castrorum et Casalium, ratifica la nascita della città e del Comitatus aquilanus. Come già accennato, il disegno della città ha un carattere ben definito e non è riconducibile all’impianto cardo-decumanico di derivazione romana. Esso è tutto impostato sulla centrale, dominante, Piazza Grande, della Cattedrale e del Mercato, ed è caratterizzato da un tessuto ortogonale, minuto, che garantisce una grande “permeabilità” ed una grande libertà di spostamento. Il “sistema dei luoghi centrali” è costituito, sul culmine pianeggiante del colle, dalla Piazza Grande, che occupa ben 12 isolati (e che anticipa di oltre 3 secoli dimensioni e caratteri delle piazze barocche) e dalla Piazza Palazzo, su cui si affaccia il Municipio. Le due piazze sono collegate da quattro strade che accolgono attività artigianali e di servizio, lambite dalle strade di penetrazione dalle porte principali. Nel tessuto urbano è mantenuto il tracciato curvilineo della antica via di salita al colle da Oriente, in corrispondenza del quale è collocata la Porta Bazzano. Il piano dell’Aquila è schematicamente ma efficacemente riportato dalla pianta schematica eseguita da Pico Fonticulano nel 1575. Questo impianto, urbano-territoriale resiste nei secoli, fino all’ultimo dopoguerra. La città, dopo aver resistito vittoriosamente per 10 anni a Braccio da Montone, viene conquistata da Carlo V, che la punisce con grandi distruzioni e con l’obbligo di finanziare la costruzione del Castello – mirabile esempio di architettura militare – destinato “ad reprimendam audaciam aquilanorum”. Tuttavia anche la realizzazione del nuovo castello e la costruzione di nuove, meravigliose, opere di architettura, si collocano coerentemente nel disegno urbano originario. Il quale sopravvive anche alle distruzioni provocate dal disastroso terremoto del 1703 – che ridusse la popolazione della città a soli 2000 abitanti. Infatti la ricostruzione è rapida ed altamente qualificata. Anche le trasformazioni ottocentesche, che adeguano la città alle nuove esigenze sociali ed economiche della “città borghese” rispettano la coerenza dell’impianto urbano, realizzando un nuovo “sistema dei luoghi centrali”, con il corso porticato che collega direttamente la Piazza Grande e la Piazza Palazzo, rafforzandone immagine e funzioni. Nell’ultimo dopoguerra, a partire dagli anni ‘70 l’espansione urbana dilaga fuori dalle mura, in maniera casuale e disordinata, senza tener alcun conto dello straordinario, plurisecolare, insegnamento condensato nella città storica e nei centri minori del “Comitatus aquilanus”. Un insegnamento che sarà comunque indispensabile e prezioso, nel momento in cui si deciderà di porre mano alla faticosa – e necessariamente lunga – opera di recupero e di ricostruzione del centro storico e di riqualificazione della degradata periferia recente, dopo il terremoto disastroso del 6 aprile 2009.” * Marcello Vittorini è nato all’Aquila e vive tra Roma e la città natale. Professore emerito dell’Università di Roma “La Sapienza”, ingegnere e urbanista, ha curato la progettazione urbana ed il restauro di grandi città, in Italia ed all’estero. Ha svolto una intensa attività professionale e di ricerca con numerose pubblicazioni che affrontano anche i temi sviluppati in questo articolo. Fra queste ultime si ricordano: “Ricerca interdisciplinare per il recupero e riqualificazione dei Centri storici del Comitatus Aquilanus (1999); Saggio nel volume Il Papa Eremita “Celestino V e la Perdonanza all’Aquila” (1996); “L’Aquila la città borghese: nuove istituzioni e nuove centralità” – nel volume L’Aquila e la provincia aquilana dal 1859 al 1920, a cura di F. Sabatini (1993); “Struttura dell’Appennino Abruzzese – La provincia dell’Aquila e le comunicazioni dell’800″, nel volume suddetto (1993). (Nota biografica a cura di Goffredo Palmerini)
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brdp [Gianluca Giusti] [26.08.2009 14:22] Fino a quando ho frequentato io "u vatteme" stava a ju ranare... La messa più divertente dell'anno quella in cui si usava u vatteme al posto delle campane... Più divertente per i bambini, ovviamente, che passavano per il paese con lo strumento! ciaooo GG P.S. non ho resistito... "L'Aquila bella mé" in versione "Animammersa" è troppo bella! L'ho messa su youtube! nella solita playlist che trovate qui: http://www.youtube.com/view_play_list?p=981EBB12BD5A269C
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [26.08.2009 02:05] Scusate.... ma, timidamente, qualcuno ha visto "u' vatteme"?. Già guardato nelle sagrestie. Ma forse ho guardato male.
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mafalda [Carlo Pelliccione] [24.08.2009 09:58] BURZè ovunque tu sia ho una mail urgente per te!! un abbraccio a chi sai! :-))))))))))))))))))
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mafalda [Carlo Pelliccione] [23.08.2009 00:20] RAINEWS24 mette in programma le 2 puntate di animammersa ciclicamente fino a fine agosto. questi gli orari. 23 agosto: oree 6.30 seconda parte ore 10.00 prima parte ore 20.00 seconda parte 24 agosto: ore 13 seconda parte ore 21.30 prima parte
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mafalda [Carlo Pelliccione] [22.08.2009 21:04] non sò se ho sbaglliato link o se ero stato maggiormente colpito da un altro aspetto: una ricerca genetica riportata nel corso delle celebrazioni....scusate il termine- del terremoto di messina del 1908 e formulate lo scorso anno. sembra che le mutazione genetica delle popolazioni colpite da quel sisma, con le percentuali riportate da giodicle, sia stata incisiva. non dicono se in meglio o in peggio....:-)
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [22.08.2009 19:32] Dal quotidiano "REPUBBLICA", articolo citato da Carlo: Legame, quello tra radon e terremoti, considerato attendibile al punto che tra Italia e Stati Uniti è in corso uno studio per creare degli "avvisatori sismici" basati sulla rilevazione dei picchi di gas radioattivo che precedono le scosse. A riprova di ciò, anche l'elevatissima concentrazione del radon presente nello Stretto, area che nei secoli è stata devastata dai terremoti: ben 24 mila bq (l'unità di misura della radioattività che ha sostituito il curie nel sistema internazionale) per metro cubo, contro gli appena 400 bq rilevati a Trapani o a Catanzaro, secondo quanto comunicato ai ricercatori dall'Istituto di geofisica e vulcanologia. Si tratta di un articolo del 2007 con argomento particolare, diverso ed interessante, ma a me ha colpito la parte che ho trascritto, perché rafforza quanto sostenuto dal fisico Giuliani, de L'Aquila, per i suoi tentativi di avvertimento circa il Terremoto di Aprile! Voi che ne dite?
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mafalda [Carlo Pelliccione] [22.08.2009 15:01] alle 3.32 pm ci troviamo in piazza. ANIMAMMERSA HA BISOGNO DI TUTTI VOI dobbiamo trovare, cercare un coordinamento per portare animammersa alla perdonanza. luci immagini magliette locandine serve gente diversa per ricoprire compiti diversi ognuno dà quello che può. lo sò che domani c'è la festa e che le priorità sono diverse. ma il POST-REMOTO è tutto così. si fanno gli allacci per le casette, svuotano le cantine, rifanno gli intonaci, preparano le foto, affinano le musiche, organizzano processioni....tutto contemporaneamente...compatibilmente. ho bisogno di mafalda e dei ragazzi della festa. tutti insieme. chi ha internet a portata di mano avverta chi non ce l'ha. 22 AGOSTO, 3.32 in piazza cavalieri di malta.
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mafalda [Carlo Pelliccione] [22.08.2009 13:05] un link molto interessante http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/scienza_e_tecnologia/messina-terremoto/messi na-terremoto/messina-terremoto.html dategli un guardata, poi vediamo se siete d'accordo con me che 'STA STORIA è o no una guerra...
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mafalda [Carlo Pelliccione] [22.08.2009 12:09] OK, ora è tempo che vi racconto una storia oggi è 22 agosto, si apre il primo festival nazionale del PD a genova. ricordate? avevo fatto un'appello alla nostra agente a genova, che come suo solito ha scatasciato mari e monti. ha fatto tutto quello che poteva. avevamo altri canali. altri amici che hanno spinto perchè noi ci fossimo a questa prima giornata dedicata all'aquila, almeno secondo le intenzioni proclamate dagli organizzatori. niente da fare nè da un lato nè dall'altro. e ci stà. ci stà perchè entriamo sempre in scivolata all'ultimo minuto, certe volte ci va bene, altre facciamo fallo, altre ancora buchiamo l'entrata e andiamo "lisci".. questa la trascrizione del" liscio" che abbiamo fatto a genova. ometto i nomi perchè non è un problema di singoli ma di "sistema": <..niente da fare...scusa il ritardo ma xxx era fuori genova...ha detto che cartellone spettacoli è chiuso, anzi forse dovranno tagliare qc..inoltree molti eventi sono stati decisi da roma e che moltissime pressioni sono arrivate x questo o quello e hanno dovuto dire a tutti di "no" per non farsi nemici...sorry..> rileggo il messaggio e più lo rileggo più non ci trovo niente di aberrante. ma andatevi a vedere il cartellone della prima giornata di eventi dedicati a l'aquila. è la misura di quanto conta l'aquilanità nel POST-REMOTO. http://www.partitodemocraticogenova.it/public/news/agenda_990.asp jovanotti & co. hanno ricostruito da soli in un paio di settimane il conservatorio dell'aquila e non solo. ci hanno dedicato una canzone. che ripete con forza che <non siamo soli>... sicuro?
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mafalda [Carlo Pelliccione] [22.08.2009 10:40] ciccio.... C'ERI!!
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mafalda [Carlo Pelliccione] [22.08.2009 10:38] il palco per ora c'è! talmente grosso che ci perdiamo. ogii telefono alla masciovecchio per capire se rimane oppure no. sono passato alla villa ieri. il monumento,, gli alberi, lo sfondo dell'emiciclo....uno scenariio fantastico per un'istallazione di luci. mma i soldi sono zero per questo tipo di cose e i contatti con l'accademia dell'immagine evanescenti. loro sono "troppo" per noi. non mi arrendo. un tecnico luci professionista l'abbiamo. se portiamo una quarzina a testa, abbiamo tante luci da far saltare l'aquila. se avete qc idea è il momento di buttarla in campo. se non ce l'avete, fatevi un giro alla villa e immaginate che fra una settimana ci sarà il vostro spettacolo..qualcosa arriverà. ..e fra 15 anni magari il chiassetto di terranera diventerà una piazzetta.... avete tempo fino a ....domani. ogii pare che sul messaggero ci sia un articolo sulla perdonanza in cui si parla anche di noi. grazie ad antonio di muzio. e grazie ad antonio, cameramen di TG3 che, per anntica conoscenza, ha passato il tv la nostra brochure. gli amici e le persone intelligenti fanno la differenza in questa guerra. delusione al contrario di tv uno che ha citato tutti tranne noi, nonostante ci abbia fatto un'intervista. forse gli stiamo sul culo. forse non si rendono conto che siamo nel POST-REMOTO e che, oltre i nomi, i patrocini, i curricula la differenza sta nell'essere autentici.
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