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Download della Piazza Di seguito sono elencati alcuni file da scaricare relativi alla Piazza di TOL, per vedere l'elenco completo vai nella sezione dedicata.
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Uninvited 23 Aprile, bellissimo pezzo in memoria delle vittime dei bombardamenti della seconda guerra mondiale by Fulvio. [Scarica]
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Persiane sul Marciapiede, l'opera che raccoglie la saga di Fulvio e delle sue persiane, pronto per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2004, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2004 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2003, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2003 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2002, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel 2002 pronti per la stampa in formato PDF. [Scarica]
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Libro della Piazza 2001, tutti i messaggi inseriti in Piazza nel suo primo anno di vita pronti per la stampa. [Scarica]
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Ultimi arrivi in Piazza Questi sono i nominativi, con relativo Nick, degli ultimi iscritti nella Piazza di TOL.
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I più assidui in Piazza Gli utenti più attivi in Piazza con il numero di messaggi da essi inseriti.
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devon, 430 messaggi
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I messaggi di ogni anno Il numero di messaggi inseriti per ogni annno ed il numero totale in archivio.
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2020, 1 messaggi
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Album personale Una vota entrati in TOL è possibile creare e gestire un proprio album fotografico PERSONALE! Nessuno tranne voi potrà consultarlo.
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [05.01.2011 15:53] scusate la lunghezza. Il primo gennaio del 2011 si è tenuta presso i locali dell’ex forno (che tra l’altro è anche la sede legale della Pro Loco) il terzo incontro tra gli interessati a partecipare all’associazione da poco costituita. E’ stata rifatta brevemente la storia che ha condotto tutti i presenti (eravamo in 42 !!!!) a questo appuntamento. La riassumo brevemente per i più distratti. A fine agosto un gruppo di donne inferocite insieme ad altri esimi compaesani (una trentina di persone in tutto), chiede ed ottiene udienza al Sindaco e ad un suo assessore per esporre una serie di problemi riguardanti Terranera che solo apparentemente trattano di arredo urbano (strade sporche, panchine e lampioni rotti ecc. ecc.) In realtà quello che si sta esprimendo è la frustrazione per il senso di abbandono e di indifferenza che pervade tutti i presenti. Nessun progetto di salvaguardia, di sostegno, di sviluppo. Nessuna iniziativa di livello da parte di una giunta che, pur tra le difficoltà del dopo terremoto, si è comunque fatta vedere sia nel capoluogo che nelle altre frazioni. Anche i puntellamenti delle abitazioni pericolanti a Terranera sono solo simbolici e ispirati al minimalismo. Si chiede soprattutto attenzione e interventi. Risultati concreti ottenuti: nessuno (a distanza di quattro mesi). Ma una piccola fiammella di spirito e di condivisione si accende. C’è poco da prendersela con il nostro rappresentante in Consiglio Comunale se a mancare è proprio la comunità. E su questa constatazione, sempre rispettando le attività che comunque – sia i comitati dei festeggiamenti sia l’Associazione “il Borgo” – hanno con grande fatica portato avanti, che nasce l’idea di ripartire da zero. Costituire, nella forma più ufficiale possibile, una Associazione che possa essere l’elemento di aggregazione di tutti. Dell’intero paese. Da questo nasce la Pro Loco. Associazione regolata da norme e riconosciuta ovunque come ente deputato a difendere, prima, e sviluppare, poi, la propria terra. Da allora ad oggi i passaggi fatti sono stati quelli di prammatica: costituzione dal notaio, assegnazione (provvisoria) di cariche, ricerca di iscritti e prime riunioni e discorsi sulle attività da avviare. Ci vuole poco a rendersi conto che è una occasione che capita in un momento di grande difficoltà, per i singoli e per il paese. Ma è una occasione. Forse L’OCCASIONE! Nessuna delle persone iscritte è stata invitata. Ha funzionato quanto da molti pubblicato sul sito www.terranera.net e il passaparola. Né chi è venuto dal notaio né chi si è presentato agli incontri ha ricevuto inviti ufficiali. Solo da qualche giorno funziona una mailing list in cui, chi si è iscritto, riceve informazioni e, soprattutto, richieste di aiuto. La lista viene aggiornata man mano che le iscrizioni aumentano. Da tutti i discorsi fatti ci siamo presentati all’incontro del 1 gennaio con tre o quattro spunti (nessun ordine del giorno) 1. Spiegare il perché ci siamo costituiti 2. Elencare le necessità più impellenti 3. Fare una mappa delle competenze e delle disponibilità Solo i primi due punti sono stati toccati molto liberamente. Dopo un mio pistolotto iniziale che, con più parole ha raccontato quanto sopra, la necessità più immediata è stata individuata nell’avere una sede. Ricordo quanto detto in premessa. Nessuna soluzione arrangiata o provvisoria. Nessun senso da “figli di un dio minore”. Idee, soluzioni e lavoro con le capacità e i mezzi messi a disposizione da tutti. Per questa la sede deve essere tale. Un edificio che possa ospitare riunioni e convivi di tutta la comunità, attrezzature, libri, spazio per la lettura e l’intrattenimento e che serva, alla bisogna, anche da rifugio. Vista la scarsezza di siti comunali disponibili l’unico spazio, oltre all’area del Parco della Rimembranza, è il campetto dell’edificio. Su queste due ipotesi sono stati fatti dei ragionamenti visto che sull’area del campetto esiste già un progetto di recupero promosso dall’associazione del “Borgo”. L’altra necessità, da tutti condivisa, è che si recuperi un dialogo tra tutti. Che gli sforzi di ognuno vadano nella medesima direzione e che si riesca ad incidere nel progettare e realizzare idee nate per il bene comune. Questa discussione è durata più di due ore. Ci siamo dati un nuovo appuntamento per la fine di febbraio che verrà comunicato con grande anticipo. Potremo così raccogliere ulteriori adesioni e convocare, per tempo, l’assemblea dei soci. In quella occasione verranno eletti gli organi direttivi e ognuno potrà candidarsi o votare per chi vorrà. Stiamo per aprire un conto corrente e, quindi, anche a distanza sarà possibile iscriversi, contribuire o partecipare. Qualunque fatto di rilievo relativo a questa iniziativa verrà pubblicato sul sito di TOL. Buon anno
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [31.12.2010 15:46] Bernardo di Chartres, filosofo e grammatico (+ 1124 – 1130) diceva: “noi siamo come nani seduti sulle spalle dei giganti. Vediamo quindi un numero di cose maggiore degli antichi, e più lontane. E non già perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra statura sia più alta, bensì perché essi ci sostengono a mezz’aria e ci innalzano di tutta la loro gigantesca altezza”. Citato da Giovanni di Salisbury nel “Metalogicon” I giganti sono i grandi del passato, gli avvenimenti, i popoli, la storia intesa come punto di osservazione e prospettiva privilegiata, che consente la visione del cammino, o meglio dei molti cammini di provenienza e permette di dare un senso al presente e di guardare ad un futuro più comprensibile. Queste sono parole non mie, riprese per evidenziare che il passato è importante, anche quello che ognuno di noi, ognuno dei nostri padri, ha vissuto! Non è però da imbalsamare, il passato! Come non è da imbalsamare il bello che abbiamo attorno! da proteggere, sì, ma compatibilmente con il bene di tutti noi! E' un male il cemento selvaggio, in montagna come al mare! E' un male annullare la bellezza dei nostri paesaggi con mostruosi inserimenti, soprattutto quando li si usa esclusivamente per alcuni giorni all'anno! Sono possibili alre soluzioni... Ma se anch'esse fossero pensate esclusivamente per un rapido guadagno, non sarebbero la soluzione ...
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brdp [Gianluca Giusti] [31.12.2010 11:57] Topogigio! E il presidente della regione Abruzzo? Sono ammessi anche gli abruzzesi... Buon 2011 a tutti!!! P.S. Lo ammetto ho usato google per il presidente della Sardegna
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [30.12.2010 22:59] sfido chiunque dei presenti, senza consultare i motori di ricerca, di indicare soltanto il nome del Presidente della Regione Sardegna (sardi esclusi...)
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kalamity [Annapaola Giusti] [30.12.2010 11:16] Hai ragione Brdp...Soru è stato un grande e lo rimarrà per sempre.. per tanti versi un precursore...ma aimè...anche i Sardi non sono pronti, o mai lo saranno, non lo hanno capito e per questo, a lui, hanno scelto il portaborse di Berlusconi!! Che schifo....
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [30.12.2010 01:59] Bene, seppur banale una considerazione a riguardo è necessaria a margine di una mera e asettica comunicazione di servizio. Cerchiamo di ricordare quello che abbiamo trovato, conservare quello che è un bene oggettivo e condiviso dai più. Non ci servono pinete artificiali. Siamo abituati a camminare tra i faggi. Allora il giorno 1 gennaio nella seconda parte del pomeriggio, verso le 17,30 -18,00, ci ritroviamo nuovamente per aggiornare chi non c'era nell'ultimo incontro, di cosa abbiamo intenzione di fare. Ho fatto la richiesta ufficiale al comune di Rocca di Mezzo di poter utilizzare saltuariamente, per queste riunioni, la stanza sopra l'ambulatorio. Altrimenti torniamo in biblioteca a Rocca di Mezzo. Buona giornata
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brdp [Gianluca Giusti] [29.12.2010 10:53] «Vorremmo che ci fossero pezzi del territorio vergine che ci sopravvivano. Vorremmoche fosse mantenuta la diversità, perché è un valore. Vorremmo che tutto quello che è proprio della nostra Isola, tutto quello che costituisce la sua identità sia conservato. La "valorizzazione" non ci interessa affatto. Il primo principio è: non tocchiamo nulla di ciò che è venuto bene. Poi ripuliamo e correggiamo quello che non va bene. Rendiamoci conto degli effetti degli interventi sbagliati: abbiamo costruito nuovi villaggi e abbiamo svuotato i paesi che c'erano; abbiamo costruito villaggi fantasmi, e abbiamo resi fantasmi i villaggi vivi» Renato Soru Se non ci fosse la parola "isola" sembrerebbe scritto da un amministratore illuminato abruzzese... invece bisognerà aspettare ancora.
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [27.12.2010 10:57] http://www.youtube.com/watch?v=GkHNNPM7pJA
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Berardino Giusti [Berardino Giusti] [26.12.2010 23:21] Colgo l'occasione per inviare a tutta la piazza tanti auguri per un feice Anno Nuovo. A presto Dino
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mafalda [Carlo Pelliccione] [24.12.2010 18:28] caro brdp non eravate certo i ragazzini allievi del Cantoni forestale a poter/dover capitalizzare le energie spese da fabio in quegli anni. soprattutto perchè i ragazzetti non sanno cosa significhi "capitalizzare" e questo la direbbe lunga sulle potenzialità rivoluzionarie dei bambini .... ;-) i bambini fanno già il loro mestiere ad esserci. loro ci sono, sempre, e ancora di più ci sono quando l'adulto/allenatore/organizzatore si "spende" per loro. il basket di questi anni insegna. sono gli adulti che mancano, e soprattutto gli adulti con la "coccia". il fatto è che agli adulti non frega niente dei bambini, etiam del futuro di un territorio. perchè un territorio senza gli abitanti di domani non è vivo ma, tutt'al più e se gli va bene, un museo. cioè roba morta. *********** Su segnalazione dell’amico sandro che da Boston è sempre attento alle vicende di TOL vi segnalo, a proposito delle chiacchiere ultime fatte, questo link: http://it.wikipedia.org/wiki/Rocca_di_Mezzo Niente di speciale, ma proprio per questo interessante. Alla fine della pagina vi è l’andamento demografico del comune negli ultimi 100 anni. Il grafico è da mettere in relazione con la definizione che wikipedia dà dello sviluppo turistico fin dagli anni 60 di questo territorio (e dunque con la qualità della vita. Ma se il turismo alza la qualità della vita, com’è che la popolazione locale è diminuita precipitosamente proprio dagli anni 60 in poi??????) con la triste ma tragicamente realistica situazione dell’aquila post sisma, con la storia del contado e dei suoi castelli, con il ruolo che i castelli aquilani hanno avuto nella storia passata e con quella che dovrebbero/potrebbero avere -forse- in quella futura. Sono volutamente confusionario per non direzionare eccessivamente le riflessioni. Ognuno tragga le proprie. cmq buon natale a chi è rimasto a chi c'è tornato, a chi c'è col cuore che diversamente non può, e pure a chi non gli frega niente di tutto st'ambaradancicìcocò.
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sbrvlizz [Fulvio Giuliani] [24.12.2010 03:18] ho soggezione a scrivere una comunicazione di servizio dopo Ciccio. le storie efficaci sono fatte dal tentativo di racconatrele emozioni che sono la cosa che tutti condividiamo racconatare la paura di Caracas o la paura di Bergamo presenta la stessa difficoltà e riguarda tutti se si riesce a raccontare la paura! racconatare Caracas o Bergamo interessa quelli di Caracas e quelli di Bergamo e basta grazie per il regalo di Natale, Ciccio in altra forma ma comunque presente. SERVIZIO PRO LOCO Ho ritirato gli atti dal notaio. Volevo confermare la riunione prevista per il 27 pomeriggio. Potremo riunirci presso la biblioteca di Rocca Di Mezzo verso le quattro del pomeriggio. Spargete la voce a tutti quelli che conoscete. Fatevi un Buon Natele Ma veramente buono
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ciccio [Andrea Argentieri] [24.12.2010 01:57] ...e beccatevi questo CANE VEGETARIANO Era una mattina fredda, partorita da una notte sofferta in un silenzioso intimo assedio. Mi ridestai sulla panchina della piazzetta vicina alle scalette. La spalla e l’anca sul fianco destro sembravano quasi saldate alle sinuosità inospitali di quel giaciglio, tanto erano intorpidite. Una mano era incastrata tra le gambe accavallate per conservare un po’ di calore, l’altra teneva una peruccia con i segni di due morsi. Non ricordo con precisione la sequenza degli eventi che mi trascinarono lì, la mia memoria si è impigrita col ripetersi ridondante delle stesse abitudini, nei tanti giorni accatastati come giornali da bruciare. Proverò comunque a dare un certa logica al racconto, ordinando le immagini che, per colpa del pudore attuale e del dragani di allora, fanno ancora fatica a riaffiorare. Ero in compagnia del mio compagno d’avventure davanti ad un immenso portone, la luce fioca delle lanterne non permetteva di capirne il colore. Saliva in alto oltre il doppio della nostra altezza e poi lo sguardo proseguiva su un muro, penso di colore giallo, trafitto dai cavi di una finta modernità. Al mio fianco destro ed al suo sinistro si allontanavano le vuote strade che ci avevano condotto lì. Forse esistono punti precisi definiti dallo spazio e dal tempo che si raggiungono inconsapevolmente e inesorabilmente, seguendo le tracce del destino che per presunzione definiamo intuizioni. Oppure quando bevi troppo capiti semplicemente da qualche parte credendo di sapere perché. Comunque sia ci ritrovammo davanti a quelle porte, pesanti e serrate come lo sguardo di dio. Io per raccogliere anche solo un profumo che appartenesse al mistero, lui per misurare la sua potenza scagliando la rabbia contro l’ignoto. Cercò la chiave d’accesso a quel mondo spingendo e picchiando. I primi tre colpi forti dati con la mano aperta svelarono la nostra presenza, i tre successivi col pugno chiuso, meno rumorosi ma più violenti, rivelarono le nostre intenzioni. Niente, a parte l’eco delle nostre presenze. A quel punto indietreggiai, per cercare con lo sguardo un passaggio alternativo, spostai la mia attenzione lungo il profilo della parete che si allontanava verso l’invito della strada e, improvvisamente, udii un tremore frenetico che mi gelò l’attimo. Mi voltai e vidi scrollare quelle scure palpebre con spaventosa forza, non so se sprigionata con violenza perché chi ha poco potere è sempre costretto ad eccedere, o se quella indelicatezza è la virtù che normalmente guida il gesto, di chi impara l’educazione col rispetto e non viceversa. Cedettero infine e si apri il buio! L’oscurità avvolgeva tutto. Non sentivo soffiare il vento, forse per questo l’intermittenza della luce, nelle sue sfumature di giallo e cremisi, il tintinnare dei lampioni e del fil di ferro appeso ai muri, non mi misero apprensione. Anzi! Quell’elementare e puro gioco di sfumature sonore e visive alle nostre spalle, generarono un’ inspiegabile suggestione natalizia. Natale! Festa complicata, la sera di un giorno lungo un anno. L’appuntamento dove ognuno porta il suo animo a riempirsi di ogni genere di affetto. L’altalena che permette di restare sospesi sul vuoto senza bisogno del cielo. Il giorno in cui, lanciando lo sguardo nella penombra, si vede tutto e improvvisamente manca quello di cui normalmente si riesce a fare a meno, ritrovandolo imponente nella sua assoluta perfezione. Il giorno in cui il tempo tace e si ascolta tutto il resto, in cui il destino è quello che è e la pelle è come un velluto che scalda persino in chiesa. E’ il giorno in cui capisci perché tutti gli altri giorni ti illudi che, per trovare quello che cerchi, basta saper aspettare. Fianco a fianco procedemmo io sulla destra lui sulla sinistra, piano piano sentimmo che i nostri respiri risuonavano nell’eco di una melodia cauta e incalzante. Anche qualche bagliore di riflesso cominciava a tradire un luogo chiuso, sebbene ancora sconosciuto. Via via che ci si immergeva tra le maglie di quella strana atmosfera si intravedevano, come sospesi nel buio, ai nostri rispettivi fianchi scoperti, due file di inginocchiatoi. Non si scorgeva né il primo né l’ultimo. Ci saremmo aspettati a quel punto un aroma di incenso sospeso nell’aria, invece si sentiva solamente un freddo e umido vapore appiccicato alle narici. La nostra curiosità ci spinse ad affrettarci, il mio piede destro ed il suo sinistro, uscendo dal morbido sostegno che stava accompagnando le nostre suole, produssero l’acuto richiamo alla compostezza, tipico di un antico letto di pietra percosso da talloni maldestri. Alleggerimmo il passo e, allontanandoci l’uno dall’altro, ci avvicinammo ognuno al suo segreto. In pochi passi il silenzio svelò la distanza tra noi, ma il contatto visivo impedì una vera e propria separazione. La sensazione era molto strana, assaporammo in quell’istante il senso di solitudine indispensabile per appropriarsi di una idea. Eravamo in quel momento come i due capi di una corda che più si allontanano più stringono il nodo che li unisce. Seduti con lo sguardo fisso in avanti c’erano tre presenze per ogni inginocchiatoio. La compostezza donava ordine all’eterogeneità di quelle presenze. Mi avvicinai e riconobbi i volti invecchiati di tre compagni di scuola: Ju Boccio, Topozzo e Cimento. Quando fui al loro fianco sorrisi credendo che la mia presenza avrebbe attirato la loro attenzione, ma non suscitai reazioni di alcun genere, lasciai andare un semplice “oh” che a L’Aquila è un approccio relazionale comprendente diversi modelli base (come stai-quanto tempo-dov’eri finito-‘nugolo che panza sci misso ecc ecc), basta dare un inflessione dura per gli alterchi e morbida per i convenevoli. Il primo a rispondermi senza guardarmi fu Alessandro di Pettino: ”stiamo guarendo dalla febbre della paura”, prosegui l’uomo di S.Giacomo: “stiamo imparando la pace rinunciando al sacrificio” , concluse quindi l’ultimo, come avrete certamente intuito, di Cagnano: “stiamo dimenticando le parole che non sono necessarie”. Caro lettore, quasi certamente non condividiamo tali conoscenze, quindi è difficile descriverti la prima stranezza, cioè la voce vellutata dei protagonisti. Ti parlerò allora della seconda stranezza il significato di quel discorso. Cercare senso in quelle parole (per colpa certo del mio particolare stato percettivo) era come individuare gli aromi del sottobosco in una degustazione di vini all’Antony pub, dopo un paio di giri di passatella con il rosso della casa. Perplesso saltai un paio di file. Voltandomi a sinistra vidi il mio amico stranito, ma in fondo divertito, da quella che credo sia stata più o meno la stessa esperienza. Procedendo arrivai accanto a tre donne sconosciute. Erano bellissime in tutto ciò che un viso può comunicare. Strano è che le rivelazioni più tragiche siano annunciate con tanta dolcezza. Ingenuamente chiesi:” che posto è questo?”. Interpretare le risposte ancora mi angoscia. Ecco ciò che mi dissero:”è la terra dove nasce il coraggio, lasciata per sempre a maggese......è il canale di scolo dove scivola la gloria delle battaglie.......è il letto attorno al quale si smorza la potenza di ogni confessione, pentimento o maledizione......” Senza neanche voltarmi sapevo che il viso del mio amico, a questo punto, si era quasi certamente seccato in una espressione di delusione e risentimento. Per me invece scelsi di rischiare un’altra speranza. Passai con lo sguardo tutta la sequenza di postazioni che mi era concesso vedere ed arrivai ai primi della fila, dove sembravano esserci i più vicini a ciò che anche se era lì davanti, rimaneva comunque impercettibile. Seduti uno vicino all’altro c’erano tre persone che riconobbi immediatamente da dietro. Sapevo che non si sarebbero voltati ed allora rimasi fermo intimidito, abbastanza vicino per conversare, ma in direzione tale da non incrociare i loro sguardi e domandai: “vorrei capire, ma non riesco, perché?” Per risposta ottenni quanto segue:”....perché qui le scoperte non sono risposte......perché i sogni sono quello che hai già capito......perché affidi la tua storia allo scorrere del tempo..... A quel punto mi sentii più confuso che curioso e rimasi in silenzio, l’ignoranza è un frutto tanto acerbo che quando viene morso impedisce di schiudere la bocca. La mia attenzione si rivolse allora esclusivamente ad indagare il bagliore che dava luce a quei visi. Mi sentii di nuovo avvolto dalla sensazione rassicurante e familiare di un vociare allegro e uno sferraglio di stoviglie poco affilate, con il calore tipico di un camino che preme il viso, mentre una carezza gelida accarezza le spalle. Comincia a raccontare, a chi credevo potesse ascoltarmi, della incapacità di dimenticare di dover morire, accorgendomi di aver irrimediabilmente tradito me stesso. Mi voltai verso il mio amico per cercare il più grande, unico e, come scoprii subito dopo, inutile conforto lì dentro. Ero intenzionato a riunirmi a lui come all’inizio del viaggio, ma non fu possibile perché, in preda alla disperazione, stava scrollando il muro avanti a noi, con il viso paonazzo e contratto, appeso a due enormi chiodi l’uno perpendicolare all’altro. Mi sentii ondeggiare insieme a tutto ciò che mi circondava al ritmo del suo agitarsi. Intorno sembrava una nave in balia della tempesta e quelle presenze rematori con i ceppi legati alle estremità sonanti come monete in una tasca. Ero tramortito, ma non ancora distratto, finché la confusione non raggiunse lo stomaco..... ..... Ogni risveglio comincia con la rinuncia a quello che non sappiamo trattenere, sia esso legato al processo onirico o a quello metabolico, solitamente siamo addestrati a non considerare ciò una perdita di contenuti, piuttosto uno sgombro necessario per la ripresa di una ampia e lucida visuale. Ci sono volte però che questo, per capriccio o per testardaggine, non si accetta e si rimane a rovistare freneticamente nella coscienza, bisogna allora rimanere pazienti e concentrati a separare con meticolosa perizia la notte dal giorno, come fossero un cane e un gatto che tentano di accoppiarsi. Si deve seguire il corridoio di fango tra la sabbia rovente dell’estate e la fredda neve dell’inverno. Il turbamento che sentii in quei frangenti credo fosse dovuto proprio al cambio di velocità a cui la luce del giorno obbliga i pensieri. La luce dell’alba costringe a sprecare e nascondere la generosità, a leccare solo il proprio sangue, a festeggiare ogni plenilunio d’agosto, a cercare invano di riconoscere la propria immagine riflessa, a seppellire la chiave di ogni insuccesso, a strisciare con le narici su ogni tappeto di terra ancora all’ombra, a diffidare dei compagni di gioco e fa sembrare selvaggi quando si mangia al buio. Mentre ero intento a separare Natale da ferragosto, come si fa con le pagine di un libro, con le storie dai loro protagonisti e con i ricordi dall’immaginazione, ricominciai a masticare il mio frutto. La sua anima e la sua buccia avevano la stessa consistenza, si distinguevano solo per la ruvidezza di quest’ultima che la faceva sembrare disseppellita dal fango, invece che colta su un ramo. Strappando via ogni boccone con sfrenata ferocia iniziai a sentirmi sospeso in una sorta di levitazione ascetica, illudendomi di aver conquistato il potere di astrarmi dalla suggestione degli istinti. L’euforia immotivata passa in fretta e così si spoglia ogni risata del suo tonante potere e ogni nuova certezza del suo valore rivelatorio, mi ritrovai quindi, dopo non molto, un leggero sorriso imbarazzato sulle labbra, sentendomi, non più forte come un animale domato da un’anima, ma ingannato come un cane vegetariano. Vidi mio padre sull’arco di curva verso casa di ritorno dalla cisterna, nel punto in cui dal vicolo si scopre la piazzetta. Cercai di raccontargli attraverso uno sguardo sofferto ma sereno, il sapore di una faticosa conquista interiore, regalandogliela pura, libera dai limiti delle parole. Come ogni buon figlio sapevo che per la soddisfazione avrei dovuto aspettare un altro momento, infatti per niente stupito dal mio travaglio notturno e assolutamente disinteressato al raccolto emotivo recatogli in dono, facendo scivolare la sua risposta dallo sguardo alla bocca, con tono affettuosamente e terraneresemente disgustato disse: “si bevut!?!”
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ciccio [Andrea Argentieri] [24.12.2010 01:56] Quest'anno non potrò tornare per Natale, ma sento comunque forte la presenza di tutte le persone a cui voglio bene. Lo spirito di questa festa è lo stato d'animo che alimenta e il mio è assolutamente gioioso Serenamente, quindi, auguro un buon Natale a tutti.
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [22.12.2010 19:27] A proposito dell'attività sportiva alla Rocca, non sapevo del forestale di Bormio... ero a conoscenza di alcuni adulti della Rocca che si davano da fare (al tempo dei tempi) per organizzare le gare e gli allenamenti (Marinopiccoli...) ... Ora?
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [22.12.2010 19:20] L'abbraccio valeva anche per te, Anna! Come gli auguri... Carlo... parlavi di tante associazioni alla Rocca... Io conoscevo due associazioni a Terranera (e ne sono uscite tre), ero a conoscenza dell'esistenza di tre o quattro associazioni a Rocca di Mezzo ( e tu me me tiri fuori una "caterva" )... Ma quante e quali associazioni esistono sul territorio comunale? e quante e quali sull'altopiano? Quali sono? e quali sono i loro programmi? Come poterci allacciare con essi (se compatibili e/o integrabili con i nostri programmi)...
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Anna [Anna Maria Santilli] [21.12.2010 10:30] Caro Giovanni: felice di leggerti! Sabato sera non sentivi che ti fischiavano le orecchie? Non era otite...parlavamo di te con Valeria ( la ziotta). Giovannino, non capisco nulla poichè non sono autoctona e straniera. Non ho memoria di tutta la storia di Terranera, in relatà ho passata lì una vacanza estiva nel lontanissimo ( storico) 1971 e ci sono tornata nel 2004 per quache giorno. Ma quando Carlo scrive, immediato, spontaneo, creativo io mi diverto moltissimo! E' un pò come sentirlo parlare: merce rara , oggidì, una tale capacità di evocare, con immediatezza e con proprietà, attraverso le sole parole scritte, accadimenti, luoghi, situazioni. Travolgente e appassionato. E' unico! Un tornado di parole che hanno la capacità di farmi vedere, sentire...e molto altro.Un comunicatore nato: del resto è un artista, matto come un cavallo, ma così spontaneo che, se non facesse il musicista e il saltimbanco, potrebbe mettersi a scrivere...fategli la proposta! Vedi mai che ne esce anche una cosa bella. Un Violone suona e racconta.... Tanti baci e i miei auguri sinceri. Salute e allegria.....il resto è, davvero, superfluo.
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dicleg [Giovanni Di Clemente] [21.12.2010 01:17] Ciao, Anna! com'è?... Non hai capito niente e ti sei solo divertita?... ma se Carlo ha detto tutto e non ha detto niente... In quel niente c'era tutto, tutto quello che avrei voluto dire stando lontano dalla Rocca e da Terranera... tutte le sensazioni che ho sempre avuto senza mai tirarle fuori... Ma non credo di essere il solo ad avere avuto quelle sensazioni nei tempi passati... Ricordo quando alla Rocca c'erano i campionati dal trampolino... e si cimentavano (o cominciavano a farlo) anche ragazzi di Rocca di Mezzo... Ricordo quando c'erano gare di fondo, e partecipavano ragazzi della Rocca... Poi la neve si è diradata... i trampolini (quello piccolo e quello grande, al Lago) furono abbandonati... Ma ricordo ancora quando, da ragazzo, sono andato con gli sci sulle spalle (perché alla Rocca non c'era più neve) fino a Pezza, per sciare un pò... Bellissimo, sciare nella solitudine di quel pianoro... Erano alcuni giorni che non mi affacciavo in piazza! E' stato bello ritrovare tutte queste parole, tutti questi pensieri, Carlo... E' stato bello vederti tirar fuori questi tuoi pensieri, questi nostri pensieri... vero, ragazzi?... vero che non sono soltanto pensieri di Carlo, ma pensieri di tutti noi? Sono pensieri che in qualche momento, ove più, ove meno, sono passati nella mente di tutti noi!!! Ma sono sicuro che qualcuno, tra quelli che stanno leggendo, ha qualche altro ricordo che vuole farci condividere... qualche altra ipotesi da prospettarci... sicuramente condivisibile, sempre da discutere... Dai, ragazzi, non fatevi aspettare... seguite l'esempio di Carlo... Intanto, BUONE FESTE a tutti e un abbraccio forte, con amicizia sincera da Gianni...
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brdp [Gianluca Giusti] [20.12.2010 17:17] Si chiama Fabio Cantoni, veniva da Bormio, ci ha insegnato più lui in 5 anni con i fatti che tutti i "naturali" degli ultimi 50 anni. Poi si è stancato, prima o poi capita a tutti, e giustamente si è trovato un posto in cui i risultati vengono apprezzati e magari valorizzati. Per quanto ci riguarda eravamo troppo piccoli e non contavamo assolutamente nulla nella comunità per far in modo che il suo e il nostro lavoro non finisse alle ortiche nel giro di pochi giorni. Auguri a tutti! Brdp
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Anna [Anna Maria Santilli] [20.12.2010 11:06] Giusto perchè Brdp e Ziotta sabato stavano a casa mia ( tra infanti urlanti, cugine in ansia, bolliti misti e salse d'accompagno nel solito casino surreale dio ogni sabato sera) e abbiamo parlato di Tol e della sua valenza....stamattina mi sono letta religiosamente tutta Mafalda. Cercando di mettermi nei panni della "Turista/ foresta- in genovese...straniera-. Non ho capito una mazza, ma mi sono di molto divertita. Mitico Mafalda..... "Mo’ però basta. Ho detto tutto e non ho detto niente. Ma è quello che volevo: dire tutto e niente allo stesso momento." Sei tu l'attrazione turistica di Terranera...... Ti mando un abbraccio tramite cugini web master che saranno lì a Natale. E già che ci sono...Auguri a Tutti!
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mafalda [Carlo Pelliccione] [20.12.2010 00:42] Il punto è che le iniziative per lo sviluppo di un territorio è necessario che partino dalla storia di quel territorio, dalle sue caratteristiche, dalla sua vocazione, e da questo creare ricchezza per i suoi abitanti. E la ricchezza, si sa, non è solo quella dei soldi, non necessariamente almeno. È questo che si intende per qualità della vita. Il turismo è una fonte di ricchezza ovviamente. Ma è sbagliato pensare che il turista sia la ricchezza dei residenti e puntare tutto lo sviluppo di quel territorio blandendo il turista. La ricchezza è per esempio anche il risparmio. Una delle voci di spesa maggiori per le popolazioni residenti dell’altipiano è quella per “scallasse”. Progettare un sistema di risparmio energetico concreto, non l’assegno della legna o lo sconto sul gasolio che costa di meno se non ti fai fare la fattura, è un modo per rendere più ricche le popolazioni di questi luoghi, e magari far riflettere il turista, o i cittadini di avezzano o l’aquila o roma, che vivere sull’altipiano è più conveniente, oltre a godere del paesaggio e dei ritmi della montagna. Al contrario costruire un centro commerciale alla rocca significa scimmiottare la città senza poter raggiungere mai i suoi standard. Insomma significa fare finta. E tradire la vocazione di un territorio che è rurale per nascita. Discorsi simili possono essere fatti per il riciclaggio della spazzatura, per le energie alternative, ma anche per scegliere se investire sul turista motociclista che si ferma al ristorante una domenica di settembre o su quello camperista che si ferma tre giorni, al ristorante magari non ci va, ma fa la spesa al supermercato. Mo’ però basta. Ho detto tutto e non ho detto niente. Ma è quello che volevo: dire tutto e niente allo stesso momento.
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